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A distanza di quasi un mese dall'apertura della Porta Santa che inaugura il Giubileo 2025, ci troviamo di fronte ad una messa in discussione della storia del mondo come fine di un'era. Difficile parlare di santita' in un'epoca di guerre, pandemie, sconquassi climatici. Sembra quasi ritrovarsi a vivere l'apocalisse, la rivelazione dei tempi della fine. E se è vero che ogni fine rappresenta sempre un nuovo inizio, dovremmo 'giubilare', festeggiare per quanto sta accadendo.
Cristiani o no, ritrovandoci a vivere nella città eterna siamo spinti a riflettere su quanto sta avvenendo, dentro e fuori di noi.
Il Giubileo ha origine dalla tradizione ebraica che fissava, ogni 50 anni, un anno di riposo della terra (con lo scopo pratico di rendere più forti le successive coltivazioni), la restituzione delle terre confiscate e la liberazione degli schiavi, questo affinché non ci fossero il troppo ricco o il troppo povero. Ironia della sorte oggi la forbice economica che separa il ricco dal povero è divenuta incalcolabile, così come la distanza tra la struttura ecclesiastica e le persone insostenibile.
La Chiesa è infatti in grande crisi per la distanza tra la vera realizzazione spirituale del messaggio cristico e la mera rappresentazione scenica dei misteri.
Dunque ci chiediamo: 'sarà un Giubileo reale? Sarà cioè un vero ricominciamento? Sapremo farci perdonare? Sapremo liberarci da tanto veleno? Oppure perfino il Giubileo vogliamo utilizzarlo per rafforzare le nostre catene? per santificare addirittura le nostre vergogne? e quindi per raddoppiare la nostra schiavitù? In questo mondo scellerato davvero tutto diventa possibile! No, giubila soltanto chi viene perdonato, risanato, liberato, e lo siamo soltanto da tutte le lebbre che riconosciamo come tali, offrendole al miracolo del tocco risanante dell'amore. Il resto resta al lebbrosario.’ Marco Guzzi
Ma vorrei focalizzare maggiormente l'attenzione sulla remissione dei peccati che la Chiesa con il Giubileo permette di ottenere. E cos'è questo peccato?
Dal punto di vista religioso cattolico-cristiano è un uscire dalla norma, dalla regola scritta, la mancata osservanza dei 10 comandamenti. Dal punto di vista psicologico è restare nell'ombra senza integrarla alla luce, nascondendo parti di sè alla coscienza, come fecero Adamo ed Eva nella Genesi Biblica, che si nascosero dalla Luce di Dio, dalla Coscienza primigenia, perché vollero fare di testa propria inadempiendo alla Legge e restando nascosti a se stessi, schiavi e separati nel buio della carne.
Tutto il nostro sistema sociale si basa sulla fiducia: dal cartello che ci indica quale strada prendere, al dottore che prescrive dei farmaci, dal sapere che componendo quel numero in rubrica risponderà la persona a cui è dedicato, ad andare al cinema in alcuni orari sapendo che lo troveremo aperto. E’un sistema di reti e relazioni in cui ognuno di noi si fida dell’altro perché conta sul fatto che ciascuno intende fare del bene, e per questo si assume le proprie responsabilità nel costruire relazioni sane e genuine, dare un contributo al sistema sociale di cui facciamo parte. Ci sono poi giudici ‘arruolati’ in veri processi e giudici interiori che ci orientano in una o più direzioni negli avvenimenti della nostra vita quotidiana.
E cosa succede se qualcuno di questi soggetti manca al suo dovere? Nel rispetto delle regole nella nostra vita quotidiana, ce ne sono alcune che a volte vengono infrante o violate. Cosa avviene quando qualcuno decide volontariamente di scegliere diversamente dal bene? Quando ci si spinge oltre il limite del rispetto di sé e dell'altro?
Si possono avere discussioni al lavoro, si generano problemi di vario genere nelle relazioni, si può decidere di cambiare vita, si può inoltre essere condannati se violiamo il codice civile o penale. E’ inevitabile dunque parlare di libertà. E cos’è questa famigerata libertà, tanto agognata dai più, si direbbe? Ci si immagina tante cose....più di tutti poter fare quello che si desidera, ma non si considera quasi mai che tutto ciò avviene ad un caro prezzo: prendersi la responsabilità di se stessi.
Dove finisce la mia libertà e dove comincia la tua? Difficile stabilirlo, perché ognuno di noi è espressione dell’infinito essere, perciò c’è bisogno di un regolo, una livella che ci ponga tutti sullo stesso piano e che ci faccia guardare le cose da un punto di vista comune per comprendere l’universalità dell’esperienza, ma a volte siamo costretti ad essere approssimativi.
E qui entra in gioco un’unità di misura, la domanda è come valutiamo l’errore? La distanza dal comune denominatore, il distacco dal reale accettato, dal condiviso edulcorato? Come coniugare parti di noi stessi così distanti le une dalle altre? Il nostro essere diversi dal calcolo probabilistico? Quanto riusciamo a farci sorprendere dall’ignoto sul chi siamo, parti di un continuo processo identificativo in crescente evoluzione e costruzione? Quanto siamo disposti e pronti a cambiare?
Possiamo dunque ritenere qualcuno colpevole per le proprie azioni o responsabile delle stesse. La colpa è un macigno che uccide, condanna e non lascia scampo, mentre la responsabilità è una premessa di autodeterminazione, dono di speranza in un cambiamento, premessa di liberazione, fare un’autodafé e reinventarci, rimodellarci, risollevarsi.
La colpa ci rende umili al cospetto di Dio, ci pone di fronte a Lui come figli, che apprendono dal Padre per agire nel mondo. La responsabilità ci fa divenire adulti, liberi di sbagliare e consapevoli di noi stessi, per prendere coscienza del nostro operato e sue potenziali conseguenze. Si potrebbe anche affermare che la colpa è relegata all'ombra mentre la responsabilità alla luce.
E’ auspicabile generare un equilibrio tra queste due forze e direzioni, quello che a mio avviso si propone di fare il percorso Darsi Pace, che ci spinge a lavorare sulla nostra ombra e sulla nostra luce, le prima legata all'inconscio, a ciò che è poco controllabile, ciò che vogliamo nascondere a noi stessi e agli altri e la luce legata alla coscienza, a qualcosa su cui abbiamo il potere di cambiare.
L'obiettivo è creare un’armonia dentro e fuori di noi, un equilibrio tra le due forze, un bilanciamento tra anima ed ego, per generare buoni frutti utili e genuini da beneficiare e donare a noi stessi e agli altri per trarne giovamento.
Tutto dipende dal giudizio o accettazione che riceviamo da dentro e fuori di noi. La colpa va a braccetto con la condanna e il giudizio, la responsabilità con la libertà di scelta e accettazione. E’ necessario ricordarsi poi che ognuno di noi agisce dal suo stato di consapevolezza interiore.
«Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete.’ Matteo 7,15-23.
Ecco qui che l’unità di misura si fa più sottile e difficile da sentire e applicare, giudicare. E come la mettiamo con la dialettica tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato? Specialmente quando gli sguardi sullo stesso soggetto o avvenimento divergono. Meglio chiamarle esperienze, da cui imparare ad apprendere qual’è la vera etica, in cui ci riconosciamo e verso cui scegliamo di far tendere le nostre azioni quotidiane. Ciò che resta importante in tal caso è il dialogo, l'ascolto reciproco perché pacifica, riconosce il valore dell'altro e dona importanza ad un altro punto di vista, indipendentemente da ciò che si ha da dire. Ama il prossimo tuo come te stesso. Questo è il Cristianesimo. Ma il problema è proprio questo: quanto amiamo noi stessi?
Naturalmente non tutti sono interessati all'altro, la nostra società odierna è molto individualistica e i più sono interessati solo a se stessi, al proprio orticello e guai a chi disturba quella finta quiete! Aldilà di tante belle parole in fondo resta solo ciò che facciamo. ‘Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore’ (Giovanni della Croce)
Sappiamo dal percorso Darsi Pace che siamo fondamentalmente egoico/bellici, orientati ad affermare il nostro io sull’altro, perché la verità è che non vogliamo perdere qualcosa di noi stessi per incontrare l’altro, perché crescere è doloroso e molto faticoso. ’Cercare l'Uno al di sopra del Bene e del Male, essere un’immagine divina di questa realtà.’ (Franco Battiato)
Siamo liberi di scegliere se essere persone 'brutte e cattive', cioè prigioniere, in cattività della nostra stessa ombra e conflitti, in balia dei vizi e della nostra stessa maschera, rifiutandola piuttosto che integrarla, alimentando in noi e nel mondo l’egoismo e il narcisismo dilagante, in una parola il male: scegliendo di restare nella separazione dell’ego, nell’ipocrisia, nella mancanza di integrità, nel pensare solo a ciò che fa bene a noi. Restare nell'io ego centrato, e dunque restare bambini spiritualmente.
A Darsi Pace poniamo l'attenzione su Cristo e su i suoi insegnamenti, che ci indicano la via per passare dal giudizio all’ascolto, dalla guerra alla pace, dal vizio alla virtù, dalla schiavitù alla libertà, dalla colpa alla responsabilità, dall’ombra alla luce, dalla vecchia umanità alla nuova umanità.
Secondo la Chiesa Cattolica siamo figli del peccato originale, ma è pur vero che siamo stati redenti in Cristo, e allora perché focalizzarsi maggiormente sulla colpa anziché sulla responsabilità? Per evitare di darci la possibilità di cambiare. La distanza tra colpa e responsabilità si fa pregnante nell’atto penitenziale della Liturgia Eucaristica. ‘Per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa’, battendosi sul petto, potremmo recitare ‘per mia responsabilità, mia responsabilità, mia grandissima responsabilità?’
Ricordare la colpa significa continuare a sentirsi indegni, non redenti, colpevoli senza via di scampo, perpetuando la colpa restiamo impantanati nel passato, senza perdono, senza futuro. Se vogliamo veramente incarnare una nuova umanità dobbiamo essere pronti a lasciare andare la vecchia, perché quando non riusciamo a perdonare noi stessi non riusciamo a perdonare neanche gli altri, e tutto resta bloccato in un ‘non sense’ infernale, aggrappati a qualcosa che non c’è più, da cui sembra non si possa più uscire e che continua a restare dentro noi allontanandoci dal nostro nuovo sé unificato. Siamo in piena rivoluzione spirituale e religiosa, questo tempo di passaggio ci aiuta a coniugare Oriente e Occidente, emisfero destro e sinistro, maschile e femminile, meditazione e preghiera cristiana, ombra e luce....
‘L’Oriente con le sue millenarie pratiche interiori, ci può aiutare a riconoscere e correggere tutte le incredibili distorsioni egoiche dei misteri cristiani. Il Cristianesimo storico infatti, e tanto più quello praticato oggi, dimentica il più delle volte e non pratica seriamente i primi due stati: l’io in conversione’ e cioè il vero annientamento dei fondamenti psichici e mentali dell’egoità (cioè la vera meta-noia) e l’io in relazione, come purezza di un ascolto che può sgorgare solo dal più assoluto silenzio. Per questo motivo ci presenta un Cristo che è purtroppo una sorta di superego, a una sovrastruttura ideologica, che spesso va a rinforzare l’ego delle persone. ’ dal libro Yoga e preghiera cristiana - Marco Guzzi
Siamo stati educati alla colpa, alla rassegnazione, alla depressione, a dare sempre la colpa a qualcun altro per ciò che ci succede, alla Chiesa, al Governo, ai politici corrotti, ai nostri genitori, possiamo invece cominciare a guardare con occhi diversi ciò che avviene nella nostra vita. La colpa condanna, non dona scampo, rende succubi, vittime e passivi di fronte a qualcosa su cui non abbiamo potere di cambiamento. Però la colpa ci offre pure una calda coperta con cui coprirci, un’autocommiserazione consolatoria, per questo in tanti si cerca di evitare la conversione.
La responsabilità apre, ci conduce verso una crescita, una riflessione con possibilità di redenzione, rende attivi e realmente liberi perché ci pone di fronte ad una scelta anche quando tutto sembra già deciso, ma bisogna essere disposti a lasciare andare il passato.
Secondo la neuroplasticità (Eric Kandel) è possibile cambiare, fino e oltre i 90 anni si possono creare nuove sinapsi cerebrali, alla base della nostra identità e dei nostri modi di agire, abitudini. Tanti non intendono cambiare e crescere perché il passaggio dal bambino all’adulto nasce qui: dall’integrazione dell’ombra, dal passaggio dalla vecchia alla nuova umanità, dalla colpa alla responsabilità, dalla condanna alla redenzione, al perdono, da Adamo ed Eva a Gesù Cristo, unificati in un maschile/femminile armonico e santificato, sanificato, unificato nella trasmutazione della Carne in Spirito attraverso la Resurrezione di Gesù.
Ognuno di noi ha principi e valori diversi, ciò che ci accomuna nel percorso Darsi Pace è una critica allo status quo, la Fede in una Rivelazione e Rivoluzione Cristica basata sull'Amore, e sulla base di questi valori condivisi possiamo costruire una nuova società, le cui basi sono state gettate da Gesù duemila anni fa come diritti dell’umanità, ancor oggi validi e riconosciuti universalmente. Fu colpa di Eva o responsabilità congiunta di Adamo ed Eva il peccato originale? Perché da qui può ripartire tutta una nuova visione delle cose e della nostra realtà e cultura cristiana. Ci si può continuare a nascondere dinanzi agli occhi di Dio o scegliere una radicale trasformazione del sé.
Vi consiglio questo sottofondo musicale di accoglienza e analisi interiore che si sposa felicemente con questo articolo, Accade è il titolo del nuovo e meraviglioso brano di Simone Cristicchi. E come diceva un grande maestro d'Oriente MAHATMA GANDHI:
«Prenditi cura dei tuoi pensieri, perché diventeranno azioni. Prenditi cura delle tue azioni perché
diventeranno abitudini. Prenditi cura delle tue abitudini, perché formeranno il tuo carattere.
Prenditi cura del tuo carattere perché esso segnerà il tuo destino, e il tuo destino sarà la tua vita».
Beeyourconcert, Beeyourmusic, Beeyourself!
Lady Bee